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L’Employer Branding non è teoria ma un’attività di fondamentale importanza per ogni azienda

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L’Employer Branding non è teoria ma un’attività di fondamentale importanza per ogni azienda

L’Employer Branding non è teoria ma un’attività di fondamentale importanza per ogni azienda – della Dott.ssa Valentina Marini

Di definizioni di “Employer Branding” se ne trovano tantissime nei manuali. Non credo molto, però, nelle spiegazioni basate solo sulle teorie, soprattutto oggi con Google, il vero competitor di ogni docente e formatore, che fa venire meno l’utilità di semplici spiegazioni che possiamo leggere in qualsiasi momento e in autonomia.

Nel caso specifico dell’Employer Branding, stiamo parlando di una strategia di marketing applicata alle risorse umane per attrarre candidati all’esterno e trattenere le persone di valore all’interno dell’organizzazione. Sono convinta, però, che per capire davvero nel concreto di cosa si tratta, può essere utile soffermarsi sulle nostre emozioni e pensieri quando pensiamo ad alcune aziende specifiche. Questo è l’Employer Branding: quanto si desidera andare a lavorare, o restare, in una realtà lavorativa. Le percezioni sono dovute a ciò che abbiamo letto, visto o ascoltato. Percezioni positive richiedono un lavoro, appunto l’Employer Branding.

Oggi l’Employer Branding è considerato sempre più un fattore decisivo per raggiungere il vantaggio competitivo perché siamo nell’era digitale. È diventato di fondamentale importanza per un’azienda mostrarsi e, soprattutto, raccontarsi attraverso l’esperienza reale delle proprie Persone.

I candidati, infatti, oggi vogliono vedere e avere quanti più dettagli perché sono abituati in qualsiasi momento, e con diversi strumenti, a contattare persone, trovare informazioni, opinioni, foto, video, esperienze, ecc. I candidati non cercano una comunicazione fredda e distaccata, perché lo scenario digitale favorisce una voce social umana e friendly – piuttosto che formale e/o ultra professionale -, che racconta fatti attraverso l’esperienza reale, senza filtri, di chi vive i contesti.

Tutto ciò, quindi, in quanto il contesto lavorativo è ormai da tempo caratterizzato da collaborazione e da condivisione delle informazioni e da persone che hanno a disposizione canali di comunicazione esterna personali (Facebook, LinkedIn, Twitter, Instagram, ecc.). Questo fa sì che:

  • sono gli individui che lavorano in un’azienda a costituire il volto autentico del brand, non il contrario;
  • i brand dei dipendenti e il brand della loro azienda sono indissolubilmente legati (tutti diventano messaggeri);
  • il personale stesso è parte della strategia aziendale di posizionamento sul mercato (ogni singolo dipendente è diventato un un punto di contatto tra azienda e pubblico);
  • gli impatti sul business sono immediati, quindi anche nell’Employer Branding.

Gli attori esterni dell’organizzazione – candidati e clienti/consumatori – oggi guardano l’azienda al suo interno (da Glassdoor, alla presenza dei singoli sui vari social network) ed è quindi fondamentale per le organizzazioni la governance della comunicazione verso l’esterno: le proprie persone sono consapevoli di quello che scrivono su Facebook? Hanno ben presente la social media policy aziendale? C’è coerenza tra valori/cultura aziendale e ciò che le proprie risorse comunicano in autonomia all’esterno?

Se questo è un discorso più legato ai rischi, c’è un tema ancora più importante: la derivante nuova opportunità di incrementare, attraverso il coinvolgimento delle persone che vivono l’azienda, la capacità di Attraction ed Employer Branding dell’organizzazione.

Cosa può essere allora importante fare?

  • Sensibilizzare le proprie persone all’attenzione verso come si presentano online e ciò che comunicano all’esterno (Web Reputation)
  • Supportare la valorizzazione delle proprie risorse professionali online (Personal Branding), come opportunità di Employer Branding interno e Retention (oggi ancora più importante per la fascia dei Millenials, molto attenti alla propria spendibilità sul mercato).

Pensare, quindi, azioni di diffusione culturale sui temi social e digital; progettare veri e propri percorsi per i cosiddetti Brand Ambassador: tutelare l’immagine dell’azienda e incrementare l’innovazione delle aziende, attraverso interventi mirati specificatamente sulle proprie persone.

Elementi allora essenziali in termini di Employer Branding, al passo con i tempi sono:

  • mettere al centro il candidato, permettendogli di fare un’esperienza di valore e questo passa prima di tutto da un garantito feedback (purtroppo non sempre presente) almeno in fase finale,
  • mostrare il volto e raccontare le esperienze delle proprie persone,
  • farsi incuriosire dalle sempre nuove piattaforme e social che si usano, capendone uso e linguaggi e adattando su queste la strategia, facendosi guidare non tanto dalla domanda “Perché dovrei usare un determinato strumento?”, quanto più da “Dove sono e cosa fanno i candidati oggi?”.

Da un efficace Employer Branding deriva una migliore selezione e la selezione è un tema strategico per le aziende.  L’inserimento di una persona non in linea con una posizione, e non allineata con cultura e valori aziendali, può trasformarsi in una perdita per l’intera azienda. Come l’assunzione del “Talento” garantisce la competitività sul mercato.

Se è quindi importante per questi aspetti, non bisogna dimenticare gli effetti che l’Employer Branding hanno inevitabilmente anche lato clienti. Ecco perché l’’Employer Branding è sempre più importante.