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La gestione dell’ambito: lo scope creep

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La gestione dell’ambito: lo scope creep

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 La gestione dell’ambito: lo scope creep – di Raffaele Sannino

Le variazioni all’ambito del progetto, in particolare quelle che avvengono in modo non gestito, rappresentano una delle principali cause di insuccesso poiché tipicamente introducono ritardi e/o maggiori costi e/o minore qualità (ad esempio per recuperare il ritardo accumulato o i costi non previsti).

In teoria la soluzione del PMBoK è semplicissima: definire e attuare una rigorosa procedura di gestione dei cambiamenti, con tanto di Change Control Board. Ogni richiesta di cambiamento è accuratamente valutata in termini di impatto sui tempi, sui costi e sulla qualità del prodotto/servizio atteso e, se approvata, è inserita nel piano di progetto con tanto di aggiornamento della baseline di progetto. Tutto semplice. Tutto alla luce del giorno.

La realtà non mai così semplice.

Uno dei motivi è intrinseco al ciclo di vita di ogni progetto. Nelle fasi iniziali, quando si definisce lo “scope” del progetto, inevitabilmente le informazioni non sono sufficientemente dettagliate, e per quanto ci si sforzi di essere chiari, ci sono sempre aree grigie e fonti di potenziale ambiguità. Inoltre le stime iniziali di tempi e costi (che contribuiscono a definire la baseline iniziale del progetto) sono inevitabilmente approssimative.

Un altro elemento è rappresentato dai cambiamenti allo scope indotti dal cliente in modo “subdolo”, strisciante, più o meno consapevolmente. E’ auspicabile stabilire una buona relazione col cliente fatta di stima e di fiducia reciproca, bisogna però stare attenti a che questa non diventi una trappola e il cliente non ne approfitti per introdurre cambiamenti che non siano stati valutati e concordati.